La raccolta differenziata dei rifiuti è uno dei servizi essenziali di cui le nostre città hanno continuato a beneficiare anche dopo l'inizio dell'emergenza sanitaria legata al Coronavirus (Covid-19).
I sito di stoccaggio sono però ormai stracolmi. Il pericolo concreto secondo Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) è che si arrivi a uno stop dell'attività in un periodo compreso tra dieci e venti giorni a seconda delle diverse filiere del riciclo.
La situazione descritta è innescata dall'azzeramento della domanda di 'materia prima seconda' (ossia trattata). I cementifici, nei cui forni brucia generalmente il plasmix (la plastica non riciclabile) sono pressoché tutti chiusi, così come le acciaierie a cui sono di norma indirizzati rottami metallici, imballaggi d'acciaio e scatolame. Serrande abbassate anche per i pannellifici (legno). A tutto quanto sopra fa però da contraltare la permanenza forzata in casa degli italiani, che comporta un 30 per cento in più circa di materiale che finisce nei bidoni della raccolta differenziata.
Conai ha avanzato al Governo la richiesta di emanare un decreto legge per:
Alla circolare emanata dal Ministero dell'Ambiente, sono seguite alcune ordinanze a livello regionale (interessate Sicilia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia) che tracciano proprio la via proprio verso l'aumento degli stoccaggi, unico percorso possibile per cercare di fronteggiare le difficoltà di questo momento che stiamo vivendo in Italia.