L’acquacoltura rappresenta ad oggi un settore in forte espansione e una fonte primaria di alimento per la popolazione globale. Il continuo aumento della popolazione e la sempre maggiore richiesta di alimenti, ha fatto sì che uno degli obiettivi della Comunità Europea fosse proprio il miglioramento dei sistemi produttivi di questo settore.
Nel prossimo decennio l’acquacoltura dovrà, infatti, essere sostenibile e competitiva, in grado di fornire alimenti nutritivi di alta qualità, dovrà crescere e diversificarsi, in linea con le richieste dei consumatori e dei mercati, adattandosi ai cambiamenti climatici e soprattutto, sviluppandosi in armonia con l’ambiente e con la società. Tutto questo potrà accadere migliorando le conoscenze sul mantenimento e il benessere degli organismi allevati e affinando la tecnologia necessaria alla loro produzione. In particolare, grande interesse è oggi rivolto sia alla produzione di alimenti che esplorano il possibile impiego di nuovi ingredienti, sia alla riduzione dell’impatto ambientale delle pratiche di allevamento. È infatti noto che, per l’allevamento di specie ittiche carnivore, le diete fornite devono presentare un elevato ed adeguato contenuto proteico, che spesso però, a causa del rilascio dell’azoto nell’ambiente acquatico, causano un importante impatto ambientale. Allo stesso tempo le tecniche di allevamento intensivo, in alcuni casi, possono favorire lo sviluppo di patologie che, potenzialmente, contaminano l’ambiente naturale.
Pertanto, obiettivi primari della comunità scientifica sono lo sviluppo di nuovi ingredienti più sostenibili per i mangimi (che esplorano nuovi ingredienti provenienti dai bassi livelli trofici, oltre a micro e macro alghe o ingredienti prodotti secondo il concetto di economia circolare e insetti), un controllo più attento e sostenibile di eventuali patologie e un miglior trattamento delle acque reflue al fine di abbattere i composti di scarto degli impianti.
Le acque di scarto degli impianti sono spesso ricche feci dei pesci e cibo non consumato, contribuendo pertanto al rilascio in ambiente naturale di grandi quantità di composti organici contenenti azoto e fosforo.
L’azoto organico è potenzialmente tossico per gli organismi acquatici, soprattutto nella forma di ammoniaca o ammonio. In particolare, l’ammoniaca è molto tossica per i pesci poiché la sua natura lipofilica ne facilita notevolmente il passaggio attraverso le membrane cellulari. Ammoniaca ed ammonio causano nei pesci, lo sbilancio del gradiente elettrochimico a livello del sistema nervoso centrale, inibiscono la formazione del muco protettivo a livello delle branchie e spesso alterano il pH intracellulare. Pertanto, i livelli di ammoniaca tollerati dai pesci sono solitamente estremamente bassi (0.025 mg L-1).
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