La raccolta, mai interrotta nel corso dello stop alla produzione determinato dalla diffusione del Coronavirus (Covid-19), ha permesso una rapida risposta rispetto alla ripresa del livello della domanda con il passaggio alla Fase 2 dell'emergenza sanitaria. Parliamo del CONOU (acronimo che sta per Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli Oli minerati Usati), esempio, con la settantina di aziende aderenti, di resilienza. A tale aspetto si collega la coesione della filiera, elemento portante di un sistema organizzativo preso a modello in Europa.
"La collaborazione tra gli attori della filiera che compongono il Consorzio si è rivelata la chiave vincente - ha commento Riccardo Piunti, Vice Presidente di CONOU -. Ha consentito il mantenimento dell’operatività di servizio, la gestione della crisi e il recupero della stabilità del processo. Grazie a questo approccio, il Consorzio ha chiuso, anche durante l’emergenza, il cerchio dell’economia circolare dell’olio lubrificante.".
Fondamentale per conseguire l'obiettivo (garanzia di un servizio puntuale, tutela della salute del personale e messa in sicurezza delle attrezzature) si è rivelata la capacità di adattamento dimostrata dal CONOU, nello specifico i provvedimenti gestionali che seguono:
Guardando ai risultati del 2019, colpisce la capacità dimostrata dal Consorzio, che ha avviato a rigenerazione pressoché il 100 per cento degli oli usati raccolti in Italia: 191.000 tonnellate - sulle complessive 411.000 tonnellate di lubrificante di prima raffinazione disponibili per il consumo - che sono confluite nella produzione di 128.000 tonnellate di basi lubrificanti di alta qualità, 30.000 tonnellate di bitume e circa 13.000 tonnellate di gasolio.
Al deciso minore consumo di lubrificanti segnalato si lega, nel settore automotive per il 2020, un calo del 30 per cento della raccolta degli oli usati da parte del CONOU rispetto all'anno precedente, complici il fermo alla circolazione imposto durante la quarantena, la decisione dei costruttori di interrompere le linee produttive e lo stop all'attività delle officine. Maggiormente colpito dal fenomeno il Centro Sud (meno 47 per cento). Seguono Nord Est (meno 24 per cento) e Nord Ovest (meno 21 per cento) della Penisola.