Un piccolo tesoro tra i rifiuti di plastica: i beni in polietilene




(descrizione) In provincia di Treviso, Ecopolietilene, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti da beni in polietilene, in collaborazione con Contarina, Eco-Ricicli Veritas ed Ecolight Servizi, ha realizzato un progetto sperimentale. In cosa consiste? Il 30% della plastica rigida che viene conferita alle isole ecologiche rientra nella tipologia, appunto, rifiuti di beni in polietilene che hanno l'importante caratteristica di essere riciclabili al 100%, dando così un grande contributo all'ambiente e attivando un concreto processo di economia circolare. È il risultato del
"Dopo il monitoraggio nella zona di Cuneo e in provincia di Salerno, con questa terza iniziativa abbiamo voluto proseguire nel censimento dei beni in polietilene, che vengono conferiti alle isole ecologiche, con l'obiettivo non solo di individuare le quantità di beni in polietilene che finiscono nella raccolta della plastica, ma di studiare la possibilità di una raccolta differenziata di questa tipologia di rifiuto che ha un importante valore ambientale", dice il direttore generale di Ecopolietilene, Giancarlo Dezio.

Il progetto si è concentrato nel territorio servito da Contarina, società pubblica per la gestione dei rifiuti nei 49 Comuni della provincia di Treviso aderenti al Bacino Priula, ed ha preso in considerazione i conferimenti relativi alla frazione di rifiuti con EER 20 01 39 (plastica) effettuati presso 11 isole ecologiche (EcoCentri). Dalle quasi 8 tonnellate raccolte è stato prelevato un campione di 3 tonnellate che è diventato oggetto di analisi. Da questa attività di campionamento sono stati rinvenuti serramenti in pvc, taniche, cassette, secchi, ma anche del materiale non di plastica (legno, carta e metalli). Come rifiuti di beni in polietilene sono stati individuati bins, reti ombreggianti, cassette per l'edilizia - frutto di lavori di ristrutturazione e sistemazione di aree esterne – oltre a casalinghi marchiati PE, arredamento da esterno e giocattoli non elettronici, che testimoniano sostanzialmente l'origine domestica del rifiuto.

"Diversamente dalle sperimentazioni precedenti, l'analisi del rifiuto non è stata fatta a mano, ma attraverso un processo di selezione per polimero con tecnologia ottica e meccanica", spiega Dezio. "Questo ha permesso di avere una miglior capacità di individuazione dei beni in polietilene: delle quasi tre tonnellate di rifiuti plastici presi in considerazione, circa una tonnellata è risultata riconducibile alla famiglia dei beni in polietilene. Questa, sottoposta a trattamento, è stata quindi inviata alle aziende che trasformano le materie plastiche e che usano la tecnologia di estrusione e stampaggio a iniezione. I rifiuti da beni in polietilene hanno così avuto un nuovo ciclo di vita".

Conclude: "Con questo progetto abbiamo seguito l'intero ciclo di vita del rifiuto di beni in polietilene: generazione, raccolta, selezione, trattamento e reimmissione sul mercato come materia prima seconda".