Fiat Lux!
Torniamo sul concetto di un fine vita che arrivi il più tardi possibile. In ottica di economia circolare, uno dei pilastri da applicare per raggiungere tale obiettivo è la riparabilità degli oggetti. Soprattutto per quelli di arredo. E qui entra in gioco il consumatore che, per essere certo di non gettarli al primo problema nella spazzatura, è necessario faccia acquisti riparabili in modo che quando se ne rompe una parte possa essere sostituita.
Anche Flos, il rinomato marchio made in Italy, ha raccolto in tal senso la sfida della circolarità, proponendo un punto luce pensato per consumare poco e durare nel tempo. Si tratta di Oplight, un’applique progettata dal designer inglese Jasper Morrison, caratterizzata da una placca di alluminio pressofuso (altamente riciclato e riciclabile) e da un diffusore in policarbonato, i cui componenti sono assemblati senza l’utilizzo di colle, prerogativa che ne rende semplice lo smontaggio e la riparabilità, ma anche il riciclo a l vero fine vita.
Poiché è dotata di una scheda led a basso consumo, non incollata al dissipatore (che può così essere facilmente sostituita) potremmo parlare di una luce potenzialmente eterna. Divina…
Cemento, spostati
Mattoni di canapa. Per costruire case ad impatto zero, con questo materiale da costruzione alternativo e che andrebbe a sostituire il calcestruzzo. La prima villetta bifamigliare è stata già costruita in Germania nella Bassa Sassonia. Ovviamente tra fondamenta e ossatura c’è ancora cemento, ma la struttura è interamente rivestita con mattoni fatti di paglia di canapa unita a malta. Tanti i punti a favore rispetto alle costruzioni tradizionali, costo a parte che incide per un +15%. Ma il fine vita della casa? Dopo quanto? Stiamo parlando di decine di anni o secoli?
E poi la canapa e calce possono essere interamente compostate. Il materiale si rivela senza dubbio fantastico (non richiede di molti pesticidi, viene integrata nella rotazione delle colture). Il punto è: quanta ne abbiamo disponibile in Europa e quanta ne occorrerebbe? Secondo Eurostat, negli ultimi cinque anni la superficie di cannabis industriale è passata da 20.000 ettari a 36.000 nel 2022. Ma in questo momento forse non sarebbe il caso di coltivare più grano possibile? Altro che fumo. Forse sarebbe proprio questo il vero sballo….